Portare Roma sulla mia spianatoia, profumo e ricordi. Le rose seppelliranno i malvagi, il mondo è dei fiori, ma anche di un maritozzo con la panna! Essere nata a Roma ha un imprinting mai casuale, genetico, se poi, i cromosomi materni e paterni, provengono dalla medesima assonanza SPQR, allora non puoi esimerti dall’aver mangiato, almeno una volta nella vita avvicendatasi “dentro le mura” aureliane, un maritozzo con la panna! QUID MELIUS ROMA recitava Ovidio! Ma torniamo a noi, ci sono molte ricette che “imperano” in rete, io ho sempre utilizzato quella di mia nonna. Quando li preparava, la signora Maddalena, abitava al primo piano, si affacciava dal balcone, ehi Paoletta (mi chiamava con il mio primo nome) tua nonna ha fatto i maritozzi, il profumo è per tutta la tromba delle scale!
Mia nonna: anche i mestoli cantavano nella sua cucina! E ogni volta che apriva il forno, tra lei e la terra si spezzavano i confini, non v’era più spazio se non per un giro di panna tra i lembi di un maritozzo, che diventava una sorta di benedizione serale, da regalare alla memoria di Roma.
Quale desiderio ci abita dentro?
Ti sei mai chiesta quale desiderio ti abita?
Quali passioni ti vivono dentro?
Quali speranze ti sorreggono il passo?
Una tazza di orzo caldo e le uova appena covate.
Note di Chopin mentre l’impasto lievita.
Profumo di maritozzi nell’aria e il cinguettio dei merli sui rami del melograno.
Nessuna cosa fiorisce se non c’è la mano dell’uomo a curarla. …
Tu esisti per sorridere e portare al mondo l’unico messaggio che conosci.
Questa certezza regale potrà farti camminare con dolcezza, lasciando al tuo piede interiore la possibilità di farsi solleticare dalla brezza dell’esistenza, ogni giorno, in ogni cosa che fai.
Più è ampio lo spazio interiore, più grande sarà il tuo volo.
Abbi cura delle tue ali!
Una volta ben lievitato l’impasto lo riprendiamo, lo allunghiamo in un salsicciotto su un piano infarinato. Possiamo anche allargarlo e avvolgerlo in un rotolo. Poi, ottenuto il salsicciotto lo tagliamo in 8 porzioni uguali. Ogni porzione sarà un maritozzo. Con un mattarello ricaviamo dalle 8 porzioni, 8 strisce di pasta, lunghe circa 15 cm e larghe 5 cm arrotoliamo ogni striscia, dal lato corto per la lunghezza, in modo da ricavare un panino. E proseguiamo così fino a completare. Disponiamo i maritozzi in una teglia rivestita con carta forno, lasciando almeno 3-4 cm di spazio tra un maritozzo e l’altro. Li rimettiamo a lievitare come prima, per altre 2-3 ore, o il tempo necessario, l’importante è aspettare che i lievitati siano ben gonfi prima di infornarli, altrimenti qualsiasi impasto, anche se perfetto, non darà mai ottimi risultati. Quando i maritozzi son ben gonfi li spennelliamo con un po’ di latte, se invece li vogliamo più lucidi li spennelliamo con dell’uovo sbattuto. Cuociamo in forno caldo a 180°c per circa 15 minuti. Se abbiamo il forno ventilato stiamo sotto i 165°C. Sforniamo e lasciamo raffreddare. Una volta freddi li tagliamo per la lunghezza senza arrivare in fondo. Riprendiamo la panna che avevamo lasciato in frigo, la poniamo in dosi generose al centro. Una volta riempiti i maritozzi, una bella spolverata di zucchero a velo e serviamo!
SIATE FELICI
Arianna
2 Comments
Arianna
Buon giorno Katia! Capita di usare il dolceneve per non aprire la panna fresca quando mi servono piccole dosi,in effetti quando uso il dolceveve metto meno latte rispetto alle dosi indicate. Inoltre scrivo sempre ricette che possano essere alla portata anche delle meno esperte. Ad ogni modo è possibile anche utilizzare la panna. E’ sufficiente mettere una confezione di panna per dolci ed una bustina di pannafix ogni 200ml di panna e poi montarla con la frusta elettrica. Un abbraccio!
Katia
Come mai il dolce neve e non la panna?