La fornaia delle prime luci dell’alba! E il mio momento più bello… Quasi un om yogico! Una frazione di ore in cui non c’è altro che la luce delle stelle, il giorno avanza e le mani danzano sulla spianatoia. Fare il pane ristabilisce un equilibrio interiore tra mente cuore e universo. E non puoi fare a meno di farlo in contemporanea di tutti i fornai del pianeta. Non è una ricetta qualsiasi quella del pane, prepararlo vuol dire disporre la propria anima ad una inversione di marcia in cui i tempi sono sincronizzati a quelli di milioni di altre mani di forni sparsi per il pianeta!
Io so che non sono sola in cucina. Mi basta chiudere gli occhi e immaginare, montagne di farina e mani, forni e profumi di pane per ogni punto cardinale e scoprire che nell’atto esatto in cui apro lo sportello di vetro della stufa a legna e attendo la cottura, la mia cucina si popola di vita.
Ho imparato che per ogni cosa ci vuole il tempo giusto. Che bisogna saper aspettare: aspettare che il pane sia impastato, che poi lieviti, che infine cuocia. Che alterare questi tempi vuol dire alterare la qualità. E che alla fine tutto quello che fai deve passare dal forno per la cottura! Il forno è la coscienza. E’ dopo che il pane è uscito dal forno che capisci se hai fatto le cose giuste o no.
Cosicché è facile immaginare nel tempo in cui l’universo segue la rotta delle stelle incrociando la luce della cometa, sullo zenit della grotta di Bethleem, che un impasto di farina possa diventare un centrotavola luminoso, per la nostra mensa di Natale! E quale migliore dono possiamo fare ai nostri amici se non un semplice fagottello di pasta madre dentro un barattolo di vetro, unito alla nostra ciambella di grano duro con dentro una candela? Potete unire un biglietto scritto a mano, con due righe semplici come le detta il cuore: il sole si inginocchia ancora una volta a quello che ognuno crea, perché il senso della vita è nel sotto testo delle azioni più semplici e non in quelle più grandi. Piccole briciole, che sono il mio regalo più grande: la pasta madre dell’amicizia!
600 g di semola rimacinata
350 g di acqua
200 g di pasta madre rinfrescata
20 g di sale
1 cucchiaino di miele
* per chi non ha la pasta madre e vuole fare questo tipo di pane: 600 g di semola di grano duro rimacinata, 1/2 cubetto di lievito, 400 ml di acqua, 20 g di sale e un cucchiaino di miele, per il procedimento seguire le indicazioni della ricetta qui sotto)
Mettere la pasta madre in un recipiente, aggiungere l’acqua a temperatura ambiente, farla ammorbidire per qualche minuto e se occorre scioglierla un po’ con una forchetta. Unire la semola e iniziare ad impastare per qualche minuto, aggiungere il sale e continuare ad impastare per qualche minuto, trasferire l’impasto sulla spianatoia e lavorarlo finché non diviene liscio, formare una palla, adagiarla su una teglia coperta da carta forno e chiudere a campana, lasciar lievitare per un paio di ore (io 4 per sicurezza), lontano da correnti di aria.
Trascorso il tempo sgonfiare l’impasto, ottenere un rettangolo e praticare una serie di pieghe di rinforzo, lasciare riposare per un’ora sempre coperto a campana. Procedere con un’altra serie di pieghe e far riposare per un’altra ora. Riprendere l’impasto, arrotondarlo dandogli la forma tondeggiante, coprire e lasciar lievitare per 30 minuti.
Riprendere l’impasto, sgonfiarlo, rilavorarlo e fare un serpentello cilindrico.
Unite i lembi dando la classica forma di ciambella e ponete l’impasto in un tegame per ciambellone rivestito di carta da forno. Far lievitare fino al raddoppio (2 – 3 ore). Cuocere con il vapore (mettendo una ciotola d’acqua) in forno statico e preriscaldato a 230° per i primi 10 minuti, poi abbassare a 200° e proseguire la cottura per altri 40 minuti. Finito il tempo di cottura lasciare in forno per altri 10 minuti con lo sportello a fessura. Lasciar raffreddare su una griglia. Una volta raffreddato, ornarlo a vostro piacimento. Io ho utilizzato paglia, edera vera e una candela rossa!