Troviamo la felicità in posti inaspettati, la via del ritorno, per le cose che contano di più. L’universo è divertente in questo modo, a volte è solo uno il viottolo, per farci finire esattamente nel posto dove apparteniamo. Ma come mai tentiamo, se gli ostacoli sono tanto alti? È perché, alla fine, non c’è esperienza nel facile. Nessuno ricorda le cose facili. Si ricorda il sangue, le lacrime, le ossa spezzate della lunga battaglia per arrivare in cima. Ed è soltanto così che scrivi la storia della tua vita! Percorsi inimmaginabili che ti conducono dove non vorresti, eppure cammini, inciampi, ti rialzi, a volte procedi con poco fiato nel petto, ma continui, sedendoti a volte per recuperare.
La velocità del viaggio non conta, importa solo portarsi dentro le note del canto: acute, sonore, immense! Come fa la musica, nelle situazioni di stasi, vibra, sussurra, si espande, fino a diventare da adagio, un andante! E le note infine, spargono in alto il loro volume di gioia! Essere musicanti di bellezza, al buon giorno del resurrexit! Alla ricerca di tutti i sogni che abitino la tua cucina, delle canzoni che facciano danzare i tuoi mestoli, ricette che mormorino all’orecchio degli amici, la vera nostalgia della bellezza!
I comignoli sbuffano ai rintocchi del campanile infreddoliti da una primavera che non vuole arrivare, balbettano poesie dinanzi al focolare; la pasta di pane gioca a solleticare l’aria, antiche novelle di grano, ricette mai perdute e nuovamente rispolverate; l’anima si trova allora, a ripercorrere i ricordi, sussurra alle mani, lievi benedizioni e, sorride allo specchio della mia cucina di campagna bianca, come le nuvole; diventa quasi il dono più grande che riesco a fare a me stessa in questo tempo di tacito accordo con l’universo, tra l’osanna e il crucifige.
Poche cose compongono la mia giornata di solitaria allegrezza. Palme intrecciate per la mia tavola, angeli in fil di ferro e le uova appena covate della fattoria poco distante da casa, nel galleggiare silenzioso all’interno del cassetto tarlato della madia. A piedi scalzi, il naso imbellettato di farina e una domenica che sa di salmi e campane, mistero e attesa.
Il mio pane di Pasqua! PAIN VIENNOISE per l’appunto! Ho vissuto in Francia tre anni della mia vita, alloggiando dalle suore di Santa Caterina Labourè a Parigi! La mattina, prima di andare a seguire le lezioni di francese, un odore inconfondibile di pane sfornato e croissant, invadeva l’aria. La boulangerie vicina alla Rue du Bac, il crepitio di una Parigi degli anni novanta, il suo fascino, la sua bellezza, impressero in me, una ricerca edonistica che ancora mi porto dentro. Et voici le matin de Pâques! Alleluja! Quel sapore di pain viennoise che le monache francesi, offrivano a noi educande con marmellate di frutta e cioccolata calda. I campanili impazzano la luce portata nella navata centrale! Candelabri che illuminano il buio dell’uomo! Fiat Lux! Et lux fuit! Rallegriamoci e Buona Pasqua a tutti voi amici!
300g di farina 0 + 200g di farina manitoba
75g di latte
190/200g di acqua
75g di burro
10g di sale
35g di zucchero
10g di lievito di birra fresco
1 uovo sbattuto per spennellare
zucchero a velo
In una ciotola (io preferisco l’impasto a mano, ma voi potete tranquillamente utilizzare l’impastatrice) unite le due farine setacciate, il lievito a pezzetti, il latte e l’acqua (tenetene da parte una tazzina, da aggiungere solo se necessario). Impastate per qualche minuto, finché si sarà formato un impasto omogeneo; sgonfiate e continuate ad impastare fino a quando avrete ottenuto un panetto liscio e compatto, unite il sale e quando sarà stato incorporato dall’impasto, aggiungete un po’ alla volta il burro morbido. Portate a incordatura (normalmente ci vogliono 15-20 minuti in tutto di lavorazione dall’inizio e un buon olio di gomito se impastate come me a mano!). L’impasto è incordato quando si presenta liscio, omogeneo, semi lucido e molto elastico. Prendete un pezzetto di impasto e tiratelo tra due dita delicatamente; dovrete riuscire ad ottenere un velo sottile senza rompere l’impasto. Oliate un contenitore e metteteci l’impasto. Segnate l’altezza a cui arriva (generelmente io utilizzo uno scotch di carta) in modo da poter verificare l’effettiva crescita. Attendete il raddoppio, dopodiché dividete l’impasto in 5 pezzi ( serviranno per formare le rose e la treccia) e dategli una forma sferica. Coprite con un canovaccio pulito e una busta di plastica e fate riposare per 15 minuti.
Trascorsi i 15 minuti, schiacciate l’impasto con la base del palmo in modo da ottenere un ovale, dopodiché ripiegate il lato lungo verso il centro e sigillate l’impasto premendo sempre con la base del palmo, poi ruotate l’impasto di 180° e ripetete l’operazione portando l’impasto al centro e sigillando con il palmo della mano. Formate una treccia che andrà ad avvolgere l’uovo (deve essere crudo, tanto cucinerà in forno) che posizionerete al centro di una teglia infarinata. Procedete poi a formare dei rettangoli che avvolgerete su se stessi fino a formare le rose. Posizionate le rose che avrete creato dai rettangoli avvolti su se stessi per il lato minore e disponetele attorno l’uovo precedentemente avvolto dalla treccia. Con l’impasto rimanente, formate un’altra treccia più grande che questa volta andrà ad avvolgere sia l’uovo che le roselline. Spennellate con un uovo sbattuto e un cucchiaio di latte. Riponete la teglia in frigo per 10 minuti e spennellate di nuovo. Lasciate lievitare per un’altra ora e mezza circa.
Ora siete pronti ad infornare a 200° per circa 10 minuti, abbassando a 170 per altri 20, o finché il vostro pane sara’ ben dorato in superficie. Sfornate e fate raffreddare su una griglia. Dopo un’ora spolverate di zucchero a velo!
COME IN UN SOFFIO CHE COPRE ED AVVOLGE!
2 Comments
Arianna
Grazie di cuore carissima! Buona giornata con un abbraccio grande!
Arianna
Cinzia
Scrivi e fai cose fantastiche